UNA VITA PER RIVENDICARE UNA VINCITA
Martino Scialpi è scomparso nella notte di ieri, prima che la sua vicenda legale gli avesse potuto riconoscere una vincita che rivendicava da circa quarantanni. Era il 1 novembre del 1981 quando il martinese Scialpi festeggiava un tredici mai riconosciuto e pagato dal Coni. La sua battaglia legale contro l’ente sportivo era sfociata anche nel penale finendo lui stesso accusato per truffa e falso. Un’accusa dalla quale fu assolto ampiamente nel 1987. Il suo braccio di ferro con il Coni dura esattamente da 38 anni, tempo che non è bastato al tenace ed ostinato cittadino per vedere riconosciuta una vincita che pure la magistratura aveva accertato essere legittima. Coni e la Coni servizi chiamati in causa dal lo Scialpi, difeso egregiamente dall’avv Guglielmo Boccia, hanno sempre sostenuto che la scheda con la matrice non è mai giunta a Bari, sede regionale delle giocate, ma i circa 50 processi avviati dallo stesso Scialpi non hanno mai avallato la tesi del Coni che mai ha mostrato concrete volontà transattive sulla vicenda. Fatto sta che Martino Scialpi non ha fatto in tempo a vedere riconosciuto un diritto che ha sempre ritenuto sacrosanto, dopo una autentica crociata che presenta comunque molte ombre nelle lungaggini e interminabili passaggi giudiziari che lo avevano fatto diventare anche un esperto della materia. Chissà se la sua vita consumata per rivendicare la fatidica vincita servirà per ottenere una giustizia che anche se postuma potrà ripagare la sua famiglia che lo piange cosi come tutti i suoi amici e sostenitori.